La chiesa sorge in prossimità dell’intersezione di due tracciati viari che attraversavano il centro abitato di Arce. Le prime notizie pervenute, attestanti l’esistenza dell’edificio sacro dedicato alla Madonna, risalgono al 1308-1310 e successivamente al 1325: contenute nelle Rationes decimarum (Registri delle decime di cui erano tassati i luoghi di culto). La chiesa, avente l’ingresso rivolto a est, è edificata su uno sperone roccioso visibile sul lato sud da cui prende il nome; anticamente era chiesa parrocchiale e nel 1601 fu riunita alla parrocchia di S. Pietro. Vi aveva sede la Confraternita delle cinque piaghe e Dolori di Maria Vergine; questa congregazione, ancora attiva nella prima metà del secolo scorso, mantenne immutato l’antico statuto e organizzò la solenne incoronazione della Vergine Addolorata. Il lato a monte presenta possenti contrafforti diretti a neutralizzare la spinta della parete. La conformazione della facciata nel tempo ha subito rimaneggiamenti, come anche alcune pertinenze adiacenti la struttura; tali interventi in alcune circostanze sono stati necessari anche a seguito di avvenimenti drammatici: come l’incendio appiccato dai napoleonidi nel maggio del 1799. L’ambiente interno alla chiesa è diviso in due navate; dall’ingresso principale si accede alla navata maggiore, affiancata a sinistra dalla navata più piccola. Entrambe conducono a due altari posti sulla parete di fondo. L’altare maggiore, ligneo, è sovrastato da una nicchia ricavata nella parete e ospita la statua della Madonna Addolorata. Su entrambi i lati della nicchia, all’interno di due cornici ovali in stucco, sono affrescate le immagini di S. Giuseppe e S. Lucia risalenti all’epoca settecentesca. I due dipinti sono sormontati da un cartiglio anch’esso in stucco cinto da un ornato a motivi vegetali. Sull’altare corrispondente alla navata minore una teca in muratura protetta frontalmente da un vetro custodisce un pregiato crocifisso ligneo risalente alla seconda metà del XVII secolo. L’opera, frutto di un elevato virtuosismo stilistico riscontrabile nell’attenta resa dei dettagli, è ricavata “appieno” lavorando a tutto tondo un unico massello di legno (dalla testa ai piedi), a cui sono stati applicati le parti degli arti superiori. La superficie, ricoperta da un leggero strato di colore “ad incarnato”, declina su tonalità olivastre allo scopo di accentuare la resa e la veridicità del corpo flagellato: caricando l’opera di realismo, di immediatezza comunicativa e persuasiva. La plasticità, il movimento appena accennato della fasciatura del perizoma e dei capelli aggiungono una lieve nota decorativa. Il modellato anatomico evidenzia con naturalezza ed equilibrio la sobria muscolatura dell’addome e del torace; si notino le distese superfici delle gote, gli occhi appena chiusi, la bocca semiaperta per l’ultimo respiro sino al dolce reclinarsi del volto stesso. Il crocifisso è modellato accuratamente anche da tergo a motivo di una funzione processionale dell’immagine legata comunque alle esigenze devozionali della propaganda controriformistica che, appunto, vedeva nelle processioni un momento centrale della sua azione persuasiva. La memoria orale vorrebbe l’effige posta in passato sull’altare maggiore e solo in epoca successiva sistemata nell’edicola ove tutt’oggi resta. Fonti storiche riferiscono che a inizi ‘800 vi fosse un altare della chiesa intitolato al crocifisso già dedicato a S. Lucia. E’ ipotizzabile che in occasione della sistemazione della statua della Madonna Addolorata sull’altare maggiore sia stato necessario spostare il crocifisso nell’edicola sull’altare minore; a quest’ultimo intervento potrebbe essere connesso il taglio delle tre estremità superiori della croce, in origine terminanti a forma trilobata. Il 28 settembre 1930, in occasione del terzo centenario dall’istituzione del culto della “Mater Dolorosa”, l’effige mariana venne incoronata con una preziosissima corona d’oro.
Uscendo dalla chiesa e procedendo verso sinistra lungo la via che costeggia l’edifico sacro, si giunge alla porta Carosa e per la via Pier delle Vigne si prosegue fuori dall’abitato. Di qui un tracciato viario diretto a nord un tempo conduceva ad Arpino.
Fonti bibliografiche
P. Cayro, Storia sacra e profana d’Aquino e sua diocesi, libro I, Napoli 1808 (ristampa anastatica, Pontecorvo 1981)
F. Corradini, …di Arce in Terra di Lavoro, Arce 2004
R. Fraioli, Memorie di un paese. Le immagini di Arce nella “filigrana” della storia, Montecassino 2005
G.G. Grossi, Lettere istoriche-epigrafiche e scientifiche illustrative delle antiche città de’ Volsci indi Lazio nuovo, vol.II, Napoli 1816
Ianua Regni. Il ruolo di Arce e del castello di Rocca d’Arce nella conquista di Enrico VI di Svevia, a cura di F. Delle Donne, Arce 2006
Church of S. Maria dello Sperone (14th century)
Arce, Manfredi street
The church stands near the intersection of two roads that crossed the town of Arce. The first information received, attesting to the existence of the sacred building dedicated to the Madonna, dates back to 1308-1310 and subsequently to 1325: contained in the Rationes decimarum (Registers of tithes for which places of worship were taxed). The church, with the entrance facing east, is built on a rocky spur visible on the south side from which it takes its name; in ancient times it was a parish church and in 1601 it was reunited with the parish of St. Peter. The Confraternity of the Five Wounds and Sorrows of the Virgin Mary was based there; this congregation, still active in the first half of the last century, kept the ancient statute unchanged and organized the solemn coronation of the Virgin of Sorrows. The upstream side has powerful buttresses aimed at neutralizing the thrust of the wall. The conformation of the façade over time has undergone changes, as well as some appliances adjacent to the structure; these interventions in some circumstances were also necessary following dramatic events: such as the fire started by the Napoleonids in May 1799. The interior of the church is divided into two naves; the main entrance leads to the main nave, flanked on the left by the smaller nave. Both lead to two altars on the back wall. The wooden high altar is surmounted by a niche in the wall and houses the statue of Our Lady of Sorrows. On both sides of the niche, inside two oval stucco frames, the images of St. Joseph and St. Lucia dating back to the eighteenth century are frescoed. The two paintings are surmounted by a cartouche also in stucco surrounded by an ornament with plant motifs. On the altar corresponding to the minor nave, a masonry case protected from the front by a glass houses a precious wooden crucifix dating back to the second half of the 17th century. The work, the result of a high stylistic virtuosity found in the careful rendering of details, is obtained “fully” by working in the round a single solid wood (from head to toe), to which parts of the upper limbs have been applied. The surface, covered with a light layer of “complexion” color, declines on olive shades in order to accentuate the rendering and truthfulness of the scourged body: loading the work with realism, communicative and persuasive immediacy. The plasticity, the slight movement of the bandage of the thong and of the hair add a slight decorative note. The anatomical model highlights the sober muscles of the abdomen and chest with naturalness and balance; note the stretched surfaces of the cheeks, the eyes just closed, the mouth half open for the last breath up to the gentle recline of the face itself. The crucifix is also accurately modeled from the back due to a processional function of the image, however, linked to the devotional needs of the Counter-Reformation propaganda which, in fact, saw processions as a central moment of its persuasive action. Oral memory would like the effigy placed in the past on the high altar and only later placed in the aedicule where it still remains today. Historical sources report that at the beginning of the 19th century there was an altar in the church dedicated to the crucifix already dedicated to St. Lucia. It is conceivable that on the occasion of the arrangement of the statue of Our Lady of Sorrows on the high altar it was necessary to move the crucifix to the aedicule on the minor altar; the cutting of the three upper ends of the cross, originally ending in a trilobate shape, could be connected to this last intervention. On 28 September 1930, on the occasion of the third centenary of the establishment of the cult of the “Mater Dolorosa”, the Marian effigy was crowned with a very precious gold crown. Leaving the church and proceeding to the left, a road that runs alongside the sacred building leads to Porta Carosa, where Via Pier delle Vigne leads out of the town. From here a northbound roadway once led to Arpino.
Église de S. Maria del Sperone (XIVe siècle)
Arce, rue Manfredi
L’église se trouve à proximité de l’intersection de deux trajets routiers traversant le centre habité d’Arce. Les premières informations reçues, qui attestent de l’existence du bâtiment sacré dédié à la Madone, remontent à 1308-1310, puis à 1325: contenues dans les Rationes décimarum (Registre des décimes dont les lieux de culte étaient taxés). L’église, qui est orientée vers l’est, est construite sur un espion rocheux visible du côté sud d’où elle porte le nom; c’était une église paroissiale, et en 1601, elle a été réunie à la paroisse de S. Pierre. La Fraternité des cinq plaies et douleurs de Maria Vergine y avait son siège; cette congrégation, encore active dans la première moitié du siècle dernier, a maintenu le statut ancien et a organisé le couronnement solennel de la Vierge Addolorée. Le côté amont présente de puissants contreforts pour neutraliser la poussée de la paroi. La configuration de la façade dans le temps a subi des réaménagements, ainsi que des équipements adjacents à la structure; dans certaines circonstances, ces interventions ont également été nécessaires à la suite d’événements dramatiques: comme l’incendie qui a frappé les napoléonidés en mai de l’enquête 1799. L’environnement intérieur de l’église est divisé en deux navires; l’entrée principale permet d’accéder à la navette principale, à côté de la plus petite navette, à gauche. Les deux conduisent à deux bars sur le mur de fond. L’autel supérieur, ligneux, est surmonté d’une niche qui est dérivée de la paroi et abrite la statue de la Madonna Addolorata. Sur les deux côtés de la niche, les images de S.Giuseppe et S.Lucia datant de l’époque septentrionale ont été saisies à l’intérieur de deux cadres ovales en stuc. Les deux peintures sont surmontées par un cartilage lui-même en étui à côté d’un ordi à des fins végétales. Sur l’autel correspondant à la navette mineure, une teche en maçonnerie protégée par un verre est munie d’un crucifix lignéen précieux, datant de la seconde moitié du XVIIe siècle. L’oeuvre, fruit d’un grand virtuosisme stylistique que l’on peut observer dans les détails, est tirée “pleinement” en travaillant à l’aide d’un seul massage en bois (de la tête aux pieds), auquel les parties des membres supérieurs ont été appliquées. La surface, recouverte d’une légère couche de couleur “à incarné”, décline sur des tonalités olivères afin d’accentuer le rendement et la véracité du corps flagellé: en chargeant l’oeuvre de réalisme, d’immédiateté de communication et de persuasion. La plasticité, le mouvement qui vient d’être évoqué, du bandage du périzome et des cheveux, ajoutent une légère note décorative. Le modèle anatomique met en évidence, de manière naturelle et équilibrée, la sobriété musculaire de l’abdomen et du thorax; notez les surfaces étendues des gouttes, les yeux qui viennent de fermer, la bouche semi-ouverte pour la dernière respiration jusqu’à ce que le visage se retourne. Le crucifix est également modélisé soigneusement par le arrière, en raison d’une fonction de traitement de l’image liée aux besoins dévoués de la propagande contre-réformiste qui, précisément, voyait dans les processions un moment central de son action persuasive. La mémoire orale voudrait que l’effigie sur l’autel majeur soit placée dans le kiosque où elle reste. Des sources historiques rapportent qu’au début des années 1980, il y avait un autel de l’église appelé crucifix dédié à S. Lucia. Il est possible qu’à l’occasion de l’aménagement de la statue de la Madone Addolorata sur l’autel majeur, il ait fallu déplacer le crucifix dans le kiosque sur l’autel mineur; cette dernière opération pourrait être liée à la coupe des trois extrémités supérieures de la croix, qui se terminaient à l’origine en forme trilobée. Le 28 septembre 1930, à l’occasion du troisième centenaire de l’institution du culte de la “Mater Dolorosa”, l’effigie mariane a été couronnée d’une très précieuse couronne d’or. En sortant de l’église et en allant vers la gauche, une voie qui côtoie le bâtiment sacré conduit à la porte de Carosa, où la rue Pier della Vigne conduit hors de l’agglomération. Un tracé routier vers le nord conduisait autrefois à Arpino.