La prima notizia di una chiesa intitolata a S. Eleuterio risale al 1564, anno in cui il Vescovo di Aquino intese istituire un Seminario in osservanza alle direttive emanate dal Concilio di Trento. In tale circostanza la chiesa di S.Eleuterio non fu tassata perché in costruzione. Probabilmente i lavori terminarono nel 1582, data tutt’oggi visibile sulla facciata dell’edificio sacro, incisa su un blocco lapideo della parasta di sinistra insieme alle date relative ai successivi interventi di restauro.
Lo storico Pasquale Cayro riferisce di una disputa tra la Parrocchia e l’Università (il Comune di Arce) circa il possesso della chiesa ma durante la visita pastorale del 1603 fu definita grancia della parrocchia e possedimento dell’Università di Arce. L’edificio presenta un impianto a croce latina con un transetto leggermente rialzato rispetto al piano delle tre navate e una copertura a capriate lignee, originariamente a doppia falda. Sulle due pareti del transetto poste di fronte alle navate minori vi sono due ampie edicole che fungono da altare contenenti due dipinti murali: a sinistra vi è raffigurata una Madonna del Carmine con Santi risalente al XVII secolo, a destra San Rocco di epoca posteriore.
Attraverso un alto arco a tutto sesto si accede al presbiterio sul cui pavimento v’è un vano a fossa coperto da una grata, entro il quale era posta l’urna che raccoglieva i resti mortali del Santo Protettore. Il presbiterio, sovrastato da una volta a crociera, conserva sulla parete absidale un’edicola centrale, entro la quale sono ancora visibili i resti di un affresco di epoca medievale: una Madonna, di cui è riconoscibile l’aureola, con Bambino. In epoca più tarda in detta cavità vi è stata posta la più antica effige del Santo Patrono: un dipinto ad olio su tela, risalente alla seconda metà del ‘500, opera del pittore Marco Mazzaroppi. Ai lati del dipinto sono presenti due affreschi: a sinistra è raffigurato S.Antonio Abate databile al tardo XV secolo, a destra S. Francesco eseguito nella seconda metà del XVI secolo. Accostati alle pareti vi sono elementi architettonici lapidei ed epigrafi funerarie di epoca romana rinvenuti nelle vicinanze della chiesa. Da questo ambiente v’è l’accesso alla canonica, sovrastato da un arco cinquecentesco e l’accesso all’attigua sagrestia. Questo vano, coperto da una volta a crociera di gusto tardo gotico, presenta nervature poggianti su piccoli pulvini in pietra. Su una parete sono visibili i resti di un dipinto murale rappresentante la Crocifissione, databile alla seconda metà del XVII secolo; l’immagine è delimitata in alto dalla curva di una delle quattro vele della volta. Oltre alla statua ottocentesca del Santo Patrono Eleuterio, la chiesa conserva un’effige lignea della Vergine Immacolata, riconducibile all’ambito artistico napoletano del ‘700.
Nei secoli la costruzione ha subito diversi rimaneggiamenti a seguito dei quali ha perso l’aspetto originario. Probabilmente anche il campanile è stato oggetto di rifacimenti: la struttura attuale, risalente al 1671, ospita una campana fusa nel 1589. Sulla parete esterna rivolta a sud-est due lapidi ricordano l’intercessione del Santo nei confronti del popolo arcese.
La presenza degli affreschi dell’abside e di elementi architettonici di epoca medievale denota che l’edificio costituisce la trasformazione di una chiesa più antica: verosimilmente l’ecclesia S. Mariae de Campolato. Quest’ultima, già esistente agli inizi del ‘300, era posta dirimpetto a un’altra chiesa detta S. Iohannis de Campolato.
Nel 1784 il corpo del Patrono fu trasferito nella nuova chiesa parrocchiale nella quale per l’occasione fu eretto un altare dedicato al Santo sotto il patronato del Duca Buoncompagni.
Fonti bibliografiche
R. Cannatà, Pittura nel frusinate nell’età della Controriforma: l’opera di Marco Mazzaroppi, in Baronio e l’arte, (Atti del convegno di studi), Sora 1984
P. Cayro, Storia sacra e profana d’Aquino e sua diocesi, libro I, Napoli 1808 (ristampa anastatica, Pontecorvo 1981)
F. Corradini, …di Arce in Terra di Lavoro, Arce 2004
F. Corradini, G. Lützenkirchen, G. Violetta, S. Eleuterio nella tradizione arcese, in Il culto dei santi nel Lazio meridionale tra storia e tradizioni popolari, Anagni 1996
R. Fraioli, Memorie di un paese. Le immagini di Arce nella “filigrana” della storia, Montecassino 2005
G.G. Grossi, Lettere istoriche-epigrafiche e scientifiche illustrative delle antiche città de’ Volsci indi Lazio nuovo, vol.II, Napoli 1816
Suavis terra, inexpugnabile castrum. L’alta Terra di Lavoro dal dominio svevo alla conquista angioina, a cura di F. Delle Donne, Arce 2007
V. Tavernese, Storia e leggenda di un santo e del suo santuario, Isola del Liri 1979
G.A. Violetta, Sant’Eleuterio. Storia, fede e leggenda, Arce 2021
Church of S. Eleuterio (16th century)
Arce, Sant’Eleuterio Patron of Arce square
The first news of a church dedicated to S. Eleuterio dates back to 1564, the year in which the Bishop of Aquino intended to establish a Seminary in compliance with the directives issued by the Council of Trent. In this circumstance the church of S. Eleuterio was not taxed because it was under construction. The works probably ended in 1582, a date still visible on the facade of the sacred building, engraved on a stone block of the left pilaster along with the dates for subsequent restoration work.
The historian Pasquale Cayro refers to a dispute between the Parish and the University (the Municipality of Arce) about the ownership of the church but during the pastoral visit in 1603 it was defined as the parish’s grange and a possession of the University of Arce. The building has a Latin cross plan with a slightly raised transept compared to the floor level of the three naves and a roof with wooden trusses, originally with a double pitch. On the two walls of the transept placed in front of the minor aisles there are two large aedicules that act as altar containing two murals: on the left there is a depiction of a Madonna del Carmine with Saints dating back to the seventeenth century, on the right San Rocco from a later period.
A high round arch leads to the presbytery on the floor of which there is a pit compartment covered by a grate, within which the urn that collected the mortal remains of the patron saint was placed. The presbytery, surmounted by a cross vault, preserves a central aedicule on the apse wall within which the remains of a medieval fresco are still visible: a Madonna, whose halo is recognizable, with Child. In a later period, the oldest effigy of the Patron Saint was placed in this cavity: an oil painting on canvas, dating back to the second half of the 1500s, by the painter Marco Mazzaroppi. On the sides of the painting there are two frescoes: on the left is depicted S.Antonio Abate datable to the late fifteenth century, on the right S. Francesco executed in the second half of the sixteenth century. Next to the walls there are stone architectural elements and funerary epigraphs from the Roman era found near the church. From this room there is access to the rectory, dominated by a sixteenth-century arch and access to the adjacent sacristy. This room, covered by a late Gothic cross vault, has ribs resting on small stone pulvini. On one wall are the remains of a mural depicting the Crucifixion, datable to the second half of the 17th century; the image is delimited at the top by the curve of one of the four sails of the vault. In addition to the nineteenth-century statue of the patron Saint Eleuterio, the church preserves a wooden effigy of the Immaculate Virgin, attributable to the Neapolitan artistic sphere of the eighteenth century.
Over the centuries, the building has undergone several alterations as a result of which it has lost its original appearance. The bell tower has probably also undergone renovations: the current structure, dating back to 1671, houses a bell cast in 1589. On the outer wall facing south-east, two tombstones commemorate the Saint’s intercession with the people of Arce.
The presence of the frescoes in the apse and medieval architectural elements denotes that the building constitutes the transformation of an older church: probably the ancient church of S. Mariae de Campolato. The latter, which already existed at the beginning of the 14th century, was located opposite another church called S. Iohannis de Campolato.
In 1784 the patron’s body was transferred to the new parish church where an altar dedicated to the saint was erected for the occasion under the patronage of Duke Buoncompagni.
Église de S. Eleuterio (XVIe siècle)
Arce, place Saint-Eleuterio Protecteur d’Arce
La première nouvelle d’une église intitulée S.Eleuterio date de 1564, année où l’évêque d’Aquino a décidé d’organiser un séminaire conformément aux directives du Conseil de Trente. Dans ce contexte, l’église de S.Eleuterio n’a pas été imposée parce qu’elle était en construction. Les travaux se sont probablement achevés en 1582, date encore visible sur la façade du bâtiment sacré, gravée sur un bloc lapide du mur de gauche, ainsi que les dates des travaux de rénovation ultérieurs.
L’historien Pasquale Cayro a rapporté qu’il y avait un conflit entre la Paroisse et l’Université (la commune d’Arce) concernant la possession de l’église, mais que, lors de la visite pastorale de 1603, on a appelé la graisse de la paroisse et la propriété de l’Université d’Arce. Le bâtiment est équipé d’une croix latine dont le transet est légèrement supérieur au pin des trois voies et d’une couverture à chevreuils, à l’origine double-aquifère. Sur les deux parois du pont, il y a deux grosses kiosques devant les petites navettes qui servent d’autel avec deux peintures murales : à gauche, il y a une Madone del Carmine avec Santi datant du XVIIe siècle, à droite San Rocco d’époque postérieure.
Par un arc à tout sixième, on accède au presbytère sur le plancher duquel se trouve une fosse à terre couverte d’une grille, dans laquelle était placée l’urne qui ramassait les restes mortels du Saint-Protecteur. Le presbytère surmonté d’une fois en croisière conserve sur la paroi abdominale un kiosque central dans lequel sont encore visibles les restes d’une fresque d’époque médiévale: une Madone, dont l’auréole est reconnaissable, avec Enfant. À une époque plus tardive, on y a mis la plus ancienne effigie du Saint-Patron : une peinture à l’huile sur toile, datant de la seconde moitié des années 500, par le peintre Marco Mazzaroppi. Deux fresques sont présentes de part et d’autre du tableau: à gauche, S. Antonio Abate est représenté depuis la fin du XVe siècle, à droite S. Francesco exécuté dans la seconde moitié du XVIe siècle. Des éléments architecturaux, des pierres tombales et des épigraphes funéraires d’époque romaine sont apparus à proximité de l’église. Il y a l’accès à la canonique, surmonté par un arc de cinq cents et l’accès à l’arc de sagesse. Ce compartiment, recouvert d’une croisière de saveur lointaine, présente des nervures sur de petits boutons en pierre. Les restes d’une peinture murale représentant la Crocifission, datant de la seconde moitié du XVIIe siècle, sont visibles sur un mur; l’image est délimitée en haut par la courbe d’une des quatre voiles de la fois. En plus de la statue occentique du Saint-Patron Eleuterio, l’église conserve une effigie lignéenne de la Vierge Immaculée, qui est liée au cadre artistique napolitain de l’année 700.
Au cours des siècles, la construction a subi plusieurs réaménagements, ce qui a entraîné une perte de son apparence initiale. Le clocher a probablement également fait l’objet de réparations : la structure actuelle, qui remonte à 1671, abrite une cloche en fusion en 1589. Sur la paroi extérieure, qui s’est déroulée au sud-est, deux pierres tombales rappellent l’intercession du Saint-Christ à l’égard du peuple arctique.
La présence des fresques de l’abîme et des éléments architecturaux d’époque médiévale montre que le bâtiment constitue la transformation d’une église plus ancienne: vraisemblablement l’ecclesia S. Mariae de Campolato. Celle-ci, qui existait déjà au début des années 300, était placée en face d’une autre église dite S. Iohannis de Campolato.
En 1784, le corps du Patron a été transféré dans la nouvelle église paroissiale où a été érigé à cette occasion un autel dédié au Saint sous le patronat du Duc Buoncompagni.